Le nostre riflessioni giuridiche partono da un bacio ripreso in un video e fatto circolare su tutti i social: quello che Damiano dei Maneskin ha dato ad una ragazza in Discoteca che non era la sua fidanzata.
Tutti a gridare al tradimento salvo successivamente scoprire che non c’era stato alcun tradimento, perché la coppia si era già lasciata e perché, in ogni caso, non era mai stata monogama!
A questo punto, ci si chiede: tradire è reato?
Tradire non è reato e nemmeno lo è nell’ambito di un matrimonio.
L’infedeltà coniugale non è infatti più un reato da quando, tra il 1968 e 1968, la Corte Costituzionale ha dichiarato illegittimi i reati di adulterio e di concubinato.
Tuttavia, il tradimento potrebbe rappresentare un fatto di elevata rilevanza sul piano civilistico, potendo costituire un motivo di addebito della separazione personale, se si riesce a provare che il tradimento è stato la causa della fine del matrimonio e non la conseguenza di questo.
Per contro, ciò che potrebbe costituire reato è rivelare o confessare un tradimento al coniuge ignaro. In tal caso si commetterebbe il reato di molestie per il turbamento provocato alla vita privata altrui.
E così, è stata condannata una donna per aver inviato messaggi WhatsApp alla moglie del proprio amante, rivelando la propria relazione clandestina mediante la condivisione di immagini intime con lui.
Anche rendere la notizia pubblica, riferendola a terzi o commentandola con amici può costare una condanna per diffamazione. Ed è assolutamente irrilevante che il tradimento sia vero o falso perché è comunque tale da danneggiare gravemente la riservatezza, l’intimità e la serenità della coppia.
In questioni di corna, valga pertanto l’insegnamento che si trae dalla saggezza popolare e ricordatevi sempre che: “tra moglie e marito, mai mettere il dito!”.