Il rischio è concreto.
Così, dopo dodici anni, il Governo italiano aggiorna il Piano nazionale per la gestione delle emergenze radiologiche e nucleari.
E’ prevista un’azione di intervento in tre fasi, in considerazione dell’evoluzione dello scenario considerato, ovvero a seconda che l’impianto nucleare sia posto entro duecento Km dai confini nazionali, oppure oltre i 200 Km, oppure ancora in territorio extraeuropeo.
Tra i punti fissi previsti, troviamo “la misura del riparo al chiuso”, consistente nell’indicazione alle popolazioni di restare a casa, con porte e finestre chiuse e sistemi di ventilazione o condizionamento spenti, con un limite massimo di due giorni.
Ulteriori misure protettive consistono nel “blocco cautelativo del consumo di alimenti e mangimi prodotti localmente (verdure fresche, frutta, carne, lattte), blocco della circolazione stradale, misure a tutela del patrimonio agricolo e zootecnico”.
Per contro, le Autorità competenti hanno l’obbligo di comunicazione tempestiva alla popolazione, con l’indicazione di istruzioni specifiche per fronteggiare i bisogni primari (cibo, acqua, assistenza sanitaria, energia, …).
Nel documento si forniscono anche indicazioni per la iodoprofilassi, consistente nella somministrazione di iodio stabile meno di 24 ore prima e fino a due ore dopo l’inizio previsto dell’esposizione.
Comunque, l’invito è a non usare farmaci “fai da te”, mentre è raccomandato l’uso del sale iodato.