Non c’è scampo per chi tenta di evitare di pagare la consulenza legale contattando l’avvocato mediante fax, e-mail o WhatsApp.
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 1792/2017, ha infatti chiarito definitivamente che i pareri e i chiarimenti via email, o con altri mezzi, sono considerati a tutti gli effetti una consulenza legale e pertanto devono essere pagate come la consulenza resa in studio. Infatti, la prestazione d’opera professionale si considera sempre onerosa, anche se non vi è stata prima alcuna pattuizione tra le parti.
Non solo, la Cassazione ha rassicurato l’avvocato sul fatto che, in caso di mancato pagamento della parcella, l’avvocato può provare il suo diritto in giudizio mediante copia dell’email, del fax o gli screenshot dei messaggi che fanno piena prova.