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Il figlio che spaccia droga ha diritto ad essere ancora mantenuto dal padre?

Potrebbe sembrare una domanda provocatoria, ma non lo è.

L’attività di spaccio di sostanze stupefacenti è un’attività illecita drammaticamente diffusa, anche tra i giovani che, con essa, riescono ad ottenere facili guadagni.

Così, dello spaccio, talvolta è costretto ad interessarsi non solo il giudice penale, ma anche quello del civile.

Nella fattispecie, un padre si rivolgeva al tribunale per chiedere che gli venisse revocato l’obbligo di versare l’assegno mensile di mantenimento per il figlio, assumendo che il ragazzo era stato tratto in arresto per spaccio.

L’arresto e gli esiti della perquisizione domiciliare hanno permesso infatti di rinvenire sostanze stupefacenti e denaro in contanti sulla persona del figlio. Tali elementi di fatto, secondo la tesi del padre, consentono di ritenere come il ragazzo non si impegni per cercare un lavoro e non abbia, perciò, diritto al mantenimento.

Così la Corte di Cassazione, aggiunge che da tali gravi indizi si desume che il ragazzo non impiega energie alla ricerca di un’onesta attività lavorativa e pertanto «la mancanza di autosufficienza a lui imputabile non può gravare sul padre quanto al suo mantenimento.

Per tali ragioni, la Cassazione ha accolto integralmente la domanda del padre, liberandolo dall’obbligo di versargli l’assegno di mantenimento.

 

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