L’intelligenza artificiale? Non eliminerà il ruolo dell’avvocato ma selezionerà i migliori.
Grazie all’AI finalmente si ritornerà alla valorizzazione del lavoro (vero) forense.
Le più avanzate esperienze di intelligenza artificiale applicate alla materia legale dimostrano che la gestione dinamica e flessibile dei big data sgrava i professionisti dell’attività ripetitiva, seriale, “non creativa” dell’approccio forense.
I contratti standard possono essere redatti in forma totalmente automatizzata, con programmi in grado di gestire le scadenze e gli adempimenti collegati, rilevando eventuali anomalie e riducendo i rischi di errori umani.
Anche in ambito penale, esiste un’applicazione italiana che ha addirittura scansito i reati in vigore (circa 4 mila) ed è in grado di guidarne la gestione dalla fase cautelare a quella esecutiva, passando per il processo.
Non solo: l’AI oggi è in grado di profilare tutte le decisioni dei singoli giudici, carpendone i ragionamenti abituali e “predicendo” l’esito della causa.
Alla perfezione dell’algoritmo si oppone tuttavia l’imprevedibilità dell’intelligenza umana.
Gli avvocati più appassionati e creativi non temono la sfida, anzi la lanciano per vincerla.