Anche se le cifre di cui parliamo non sono comuni, la storia di Allegri e della sua ex compagna non è molto diversa da tante altre.
Un amore lungo 13 anni e poi l’incompatibilità di carattere che porta la coppia a separsi e a comparire avanti al Tribunale per decidere del mantemento del loro figlio.
Il piccolo viene dunque affidato ad entrambi i genitori, ma collocato prevalentemente presso la residenza materna con obbligo a carico del padre di versare alla madre la somma di € 10.000,00, mensili a titolo di mantenimento per il figlio minore.
Quattro anni dopo, però, si ritorna in Tribunale perchè, a detta di Allegri, la sua situazione economica e finanziaria sarebbe cambiata per aver lasciato la panchina bianconera e, dunque, per essere stato “licenziato”, chiede di poter ridurre il versamento da 10 a 5 mila euro.
Tuttavia, il Tribunale di Torino respinge il ricorso, come pure respinge la domanda la Corte d’Appello di Torino, ritenendo non mutata la sua situazione economica.
All’allenatore non resta che percorrere la via del penale, sostenendo di aver scoperto che la ex avrebbe utilizzato i soldi che lui puntualmente versava per scopi diversi rispetto alle esclusive necessità del figlio, ovvero per pagare la retta universitaria all’estero per la figlia maggiore della donna e per aver acquistato una casa a Livorno ed effettuato un investimento finanziario.
La Procura, pertanto, si trova oggi ad indagare la donna per i reati di appropriazione indebita e violazione degli obblighi di assistenza familiare.
Questi i reati sui quali l’ex compagna di Allegri sarà costretta a rispondere, nonostante la giurisprudenza della Cassazione civile abbia più volte affermato che il padre non ha nessun diritto di indagare su come l’ex spenda l’assegno di mantenimento per figlio.